domenica 23 marzo 2008

GLI ALIMENTI DI PRIMA NECESSITA' AUMENTANO...CHI MI TUTELA?

Negli ultimi mesi è aumentato il prezzo di tutti gli alimenti di prima necessità e non solo. La colpa se c'è a chi è da attibuire? Ho fatto una personale indagine tra gli agricoltori i quali mi hanno spiegato che i prezzi all'origine non si sono modificati e che a volte non è neppure conveniente raccogliere i frutti dagli alberi. Non c'è margine di guadagno. Allora? Vado spesso a fare la spesa nei supermercati e mi rendo conto che il prezzo del pane, della pasta, del latte e dei suoi derivati è aumentato fino ad un 10-12% in più. Capisco che ci sia la liberalizzazione dei prezzi, capisco che il negoziante del piccolo negozio possa avere un prezzo diverso da quello della grande distribuzione ma faccio fatica a condividere la scelta che le coop. possano rincarare così tanto la mercie e soprattutto quella di prima necessità. Le coop sono nate per aiutare la  gente avendo un occhio di riguerdo per il rincaro dei prodotti, promuovendo anche il cliente a socio nel caso in cui questo lo volesse. Quando si acquistano enormi quantità di articoli, i prezzi, da che mondo è mondo sono nettamente più bassi rispetto a chi ne compra di meno: è una legge di mercato. Il cliente finale dovrebbe essere tutelato da questi enormi complessi,  capaci di promuovere una politica del risparmio tale da non avere rivali: tutelando e garantendo loro stessi sia sulla qualità  sia il costo finale del prodotto. Prendiamo ad esempio la nostra piccola Forlì: Quanti sono i supermercati con la stessa sigla e che vendono gli stessi prodotti? Quanta merce comprano in un mese? Sono o non sono nella possibilità di dire, se vogliono, "nonostante ci sia stato un rincaro noi possiamo contenere il tutto ed aumentare solo di un 2-3%"?. Certo che possono, considerando anche, che lo statuto di tutte le coop prevede che il 70% del reddito lordo vada a quota di rischio di capitale e sul quale quindi NON pagano le tasse; quindi sono coperti al 100% da qualsiasi rischio.Scusa se è poco. Ben diverso è il piccolo negozio che si sostiene senza potere mettere il suo 70% del reddito a quota di rischio capitale e che per una legge di mercato applica la tariffa che gli permette di guadagnare. Nella giungla del mercato il cliente sceglie di andare dove vuole sapendo sempre che alla fine è lui a tutelare se steso.

18 commenti:

vittorio ha detto...

I consumatori singoli possono ben poco contro lo strapotere delle cooperative e consorzi vari di acquisto che impongono i prezzi che vogliono.
Se però ci fosse la consapevolezza che tutti i consumatori uniti diventano la più grande leva di potere, più grande di tutte le coop e simili messe insieme, le cose cambierebbero.
Come? E' semplice, boicottando in massa i prodotti che si intendono boicottare nella tal coop o conad che si voglia.
Prova a immaginare cosa può succedere se nessuno, dico nessuno, compra il pane per uno, due, tre giorni, una settimana...Cosa farebbe il management della GDO (grande distrib.organizzata) nella quale non si vende un solo pezzo?
Credi non rivedrebbero un pò i prezzi dandone immediata pubblicità x recuperare la clientela?
E questo principio si può applicare in qualsiasi campo, in qualsiasi settore; con la consapevolezza si possono cambiare le cose...
love,
Vittorio

Luca Zambianchi ha detto...

PER VITTORIO:
E' mai possibile che per ottenere un qualche cosa che riguarda il rispetto, la tutela, il risparmio dei consumatori, si deve sempre finire con un braccio di ferro che comunque crea un disagio non indifferente?. Perchè invece non ci sono autocontrolli che permettono un giusto equilibrio tra domanda ed offerta?. Sarebbe interessante avere un indicatore del rincaro delle merci che permette di valutare quali passaggi siano più onerosi e perchè.

Anonimo ha detto...

Sarebbe interessante mettere in pratica quanto suggerito, ma chi dovrebbe fare questi auto-controlli? I governanti, immagino... ma non è che proprio coloro che dovrebbero tutelarci sono anche coloro che si trovano dall'altra parte degli interessi perchè proprietari anche delle grandi catene di distribuzione, delle assicurazioni, ecc.?
Come facciamo a sentirci tutelati proprio da loro?
Vittorio

Anonimo ha detto...

Google non riconosce la mia password, quindi invio i commenti come anonimo ma mi firmo sempre alla fine,
Vittorio

Luca Zambianchi ha detto...

PER VITTORIO:
puoi pensare che potrebbe esserci per esempio una commissione creata dai consumatori, tra gli altri, capace di controllare come avvengono e a chi vanno gli aumenti dei prodotti. Non è possibile che rimanendo uguale il prezzo alla fonte ci siano enormi rincari fino alla vendita al dettaglio. La sicurezza di avere in commissione di verifica gli utenti stessi, dovrebbe impedire quello che dicevi circa la gestione esercitata dai politici. A proposito lo sai che quando c' è stato il passaggio dalla lira all' euro a Forlì avevano creato una commissione apposta per tutelare che non si verificassero speculazioni: non sono sicurissimo ma penso che non si sia mai riunita. Percfhè? Chi era il presidente?

Mikael ha detto...

A quanto scritto vorrei riportare un annuncio che ho preso direttamente dal sito dell Coop di Febbraio 2008 relativo all' inflazione e al rincaro dei prezzi.

“Siamo impegnati a contenere l’inflazione e a non scaricare i considerevoli aumenti alla produzione sui prezzi al consumo. Da dicembre ad oggi abbiamo assorbito più della metà della media degli aumenti a noi richiesti”. Di fronte all’aumento dell’inflazione sui prodotti alimentari, registrato dall’Istat a febbraio 2008 e pari al 5%, Coop, che è leader di mercato, sostiene che “già prima della scorsa estate avevamo avuto sentore del peggiorare della situazione e avevamo per primi denunciato uno stato di allarme prezzi. La situazione nel tempo non è migliorata: nello scorso dicembre i prezzi praticati dall’industria alimentare avevano raggiunto il +9% di variazione annua. E ciò è sicuramente dovuto a una serie di concause più o meno significative a seconda delle merceologie: aumento delle materie prime, variazioni climatiche, comparsa di mercati emergenti. Se, a distanza di due mesi, l’indice dei prezzi al consumo registra un +5%, ciò significa che la distribuzione ha assorbito almeno metà di quegli incrementi non scaricandoli quindi sui prezzi finali e sul consumatore. In questo ambito, Coop registra un’ inflazione media significativamente inferiore a quella Istat”. “Siamo preoccupati di quanto si sta verificando e siamo anche consapevoli di dover continuare a svolgere un ruolo di presidio a difesa del potere d’acquisto dei nostri soci e consumatori –spiega Coop- Da questa situazione si può uscire solo con un forte senso di responsabilità da parte di tutti gli attori delle filiere alimentari”.

Vi sembra una cosa possibile questa?

Mikael ha detto...

A quanto scritto vorrei riportare un annuncio che ho preso direttamente dal sito dell Coop di Febbraio 2008 relativo all' inflazione e al rincaro dei prezzi.

“Siamo impegnati a contenere l’inflazione e a non scaricare i considerevoli aumenti alla produzione sui prezzi al consumo. Da dicembre ad oggi abbiamo assorbito più della metà della media degli aumenti a noi richiesti”. Di fronte all’aumento dell’inflazione sui prodotti alimentari, registrato dall’Istat a febbraio 2008 e pari al 5%, Coop, che è leader di mercato, sostiene che “già prima della scorsa estate avevamo avuto sentore del peggiorare della situazione e avevamo per primi denunciato uno stato di allarme prezzi. La situazione nel tempo non è migliorata: nello scorso dicembre i prezzi praticati dall’industria alimentare avevano raggiunto il +9% di variazione annua. E ciò è sicuramente dovuto a una serie di concause più o meno significative a seconda delle merceologie: aumento delle materie prime, variazioni climatiche, comparsa di mercati emergenti. Se, a distanza di due mesi, l’indice dei prezzi al consumo registra un +5%, ciò significa che la distribuzione ha assorbito almeno metà di quegli incrementi non scaricandoli quindi sui prezzi finali e sul consumatore. In questo ambito, Coop registra un’ inflazione media significativamente inferiore a quella Istat”. “Siamo preoccupati di quanto si sta verificando e siamo anche consapevoli di dover continuare a svolgere un ruolo di presidio a difesa del potere d’acquisto dei nostri soci e consumatori –spiega Coop- Da questa situazione si può uscire solo con un forte senso di responsabilità da parte di tutti gli attori delle filiere alimentari”.

Vi sembra una cosa possibile questa?

Anonimo ha detto...

Seguo sempre con grande simpatia questo interessante blog. Debbo dire però che certi articoli sembrano provenire direttamente da un mondo parallelo al nostro, che potrei definire uno psico-mondo. In particolare leggendo questo articolo e gli interventi dei lettori sembrerebbe quasi che gli aumenti del costo della vita siano colpa dell'avida politica delle coop. La domanda sorge spontanea: e perchè i prezzi aumentano anche nelle altre catene alimentari tipo SIDIS, Carrefour, IPER, Conad, Lidl? Inoltre le coop ancora non possiedono distributori di benzina, eppure la benzina aumenta incessantemente da oltre 3 anni. Gli economisti spiegano che è l'aumento del costo del petrolio a far aumentare l'inflazione core, ma probabilmente uno psico-economista direbbe che sono le coop a far aumentare l'inflazione...

Anonimo ha detto...

Sì credo anch'io che Vittorio e Mikael vivano in uno psico-mondo, mi piacerebbe sapere da loro come sono prodotti i beni di consumo e come arrivano nei supermercati? Colpa del complotto delle avide coop se occorre petrolio per produrre e trasportare qualsiasi tipo di prodotto? Colpa delle coop-sanguisuga se un barile di petrolio costava 20 dollari 3 anni fà ed ora ne costa 110? uhm probabilmente nel psico-mondo sarà colpa delle coop, ma in questo mondo la colpa è di qualcun altro...

Anonimo ha detto...

X Povero Asino:

guarda che Mik ha solo riportato la voce delle coop, mentre Vittorio pone un problema di carattere generale. Semmai è Luca a credere che i prodotti arrivino ai supermercati a dorso di asino e siano prodotti con olio di gomito... ah-ah Scusami Povero Asino, ogni riferimento è puramente casuale.

Anonimo ha detto...

Altro che asini con le ali e venticelli d'egitto, qua i prezzi sono cari! E io non ce la faccio più a tirare avanti!!! In aggiunta leggo dalla risposta di Luca, che il comune aveva pure trovato il modo per specularci sopra, istituendo una commissione ad hoc che mai si è riunita! Immagino che il presidente e i membri abbiano pure ricevuto lauti rimborsi x presiedere una commissione mai riunita!!!

Anonimo ha detto...

Bravo Luca, smaschera gli scaldapoltrone a tradimento del comune di Forlì!!!

Anonimo ha detto...

Forza Luca! 6 grande!

Luca Zambianchi ha detto...

PER TIR CONTROMANO E VENTICELLO INTENSO:
fanno parte della grande distribuzione tutte quelle società che hanno la possibilità di imporre un certo turbamento di mercato se decidono di acquistare questo o quel prodotto concordando il prezzo più conveniente.Questo il negoziante "tizio" non lo potrà mai fare quindi le due forze non potranno mai essere uguali. Tra tutte le società le coop. (rosse e bianche) hanno nello statuto che il 70% del reddito vada a quota di rischio di capitale, quindi non tassabile: solo le coop. Quindi tra le coop. e le altre società c' è una differenza tale per cui le forze non potranno mai essere uguali. Se il prezzo all' origine (per esempio delle mele o delle pesche) è lo stesso dell'anno precedente, per quegli agricoltori il caro vita non esiste? L'olio di gomito che serve per raccogliere i frutti spesso non dà guadagno al produttore. Dal momento che il salario è basso e stare sotto al sole per ore si fa fatica vedi in mezzo ai campi sempre più gente diversa dal nostro colore della pelle. Se secondo le indagini il rincaro dei prezzi è dovuto al trasporto, non potendo usare gli asini io userei i treni. Costano meno ed inquinano di meno.Il messaggio è che purtroppo siamo in un sistema nel quale non ci sono controlli e se ci sono non sono adeguati. Si trovano un milione di giustificazioni per tutto...Intanto le coop, comprano tuuto e finanziano tutti mentre c'è gente che va a rovistare in mezzo ai rifiuti per potere mangiare. Questa è civiltà?

Anonimo ha detto...

Mi unisco al quesito, se questa è civiltà? Ma il resto dell'intervento Luca non è molto chiaro, forse hai esagerato con la sambuca?

Luca Zambianchi ha detto...

PER UOMO NUDO:dopo avere aiutato mia figlia a fare i compiti forse ero un pò cotto. Non bevo quasi mai alcolici quindi la cottura era tutta farina del mio sacco. Volevo spiegare come ci possa essere una relazione tra eccessivo rincaro dei prezzi e chi lo applica. Non ho citato le coop a caso, senza considerare sidi, carrefour...etc. etc. perchè secondo me è estremamente importante considerare come siano diversi gli statuti che hanno permesso alle aziende di nascere. Come ho già detto il nocciolo della questione è dato dal fatto che le cooperative non pagano le tasse per il 70% del reddito lordo: le altre società invece non usufruiscono di questa agevolazione. Se vai a guardare che cosa sono in grado di comprare e sponsorizzare con le entrate che hanno, ti rendi conto che le coop hanno ben di più che qualche distributore di benzina e che potrebbero certamente contenere i prezzi di più delle altre aziende. Il motivo o la giustificazione che i dirigenti si erano dati per fare crescere queste strutture era l' aiuto recato alla gente contenendo i prezzi; la cosa non mi sembra che sia stata fatta del tutto.

Anonimo ha detto...

Vai Luca! Ora il tuo pensiero è molto + chiaro e rigoroso. Condivido pienamente il tuo giudizio finale unitamente alle agevolazioni di carattere fiscale delle cooperative. Mentre le riflessioni economiche scricchiolano un po' difronte a una prospettiva allargata ad una scala mondiale come è la nostra attuale economia, ma questo ha poca importanza. Non a caso fai il medico (e brillantemente) e non l'economista. Luca a quando la tua candidatura? L'idea di questo blog è stata magnifica, un luogo di discussione e confronto dove far germinare e poter coltivare idee e impegno sociale! W Luca Ex-Sambuca!

Luca Zambianchi ha detto...

PER UOMO NUDO:
provo a risponderti ampliando il discorso sulla economia legato alla grande distribuzione.
Qualunque prodotto acquistato a livello nazionale e per le dosi massicce ha un costo inferiore: a ciò aggiungiamo che la grande distribuzione tratta con i fornitori da un punto di forza notevole e riesce ad imporre condizioni di pagamento estremamente favorevoli. I pagamenti avvengono a 120-150-180 giorni, quindi questo vuole dire che per esempio la coop, si può permettere di vendere un prodotto ad un prezzo inferiore perchè il denaro che incassa sulla sua vendita non lo utilizza per pagare il prodotto stesso se non dopo 180 giorni e nel frattempo trattiene questo denaro facendolo "fruttare". Si può avere l' impressione che con questo meccanismo ci sia una raccolta di liquidità a scapito degli altri piccoli commercianti, che non potranno mai essere concorrenziali. Questo è un vantaggio per i consumatori? Se il giro si fermasse ci sarebbe il vantaggio, però cosa succede o può succedere, che i fornitori che sono pagati a 180 giorni si possono trovare in difficoltà di liquidità. E allora? Peggiora il prodotto, cioè la qualità del prodotto stesso può essere inferiore a quella del prodotto iniziale per potere avere un recupero di soldi da parte del fornitore. Questo a lungo andare è un sistema che porta ad avere eliminato dal mercato i piccoli fornitori che vengono strangolati dal gioco dei prezzi al ribasso e che finiscono per produrre gli stessi prodotti col marchio coop. Quindi sugli scaffali del supermercato troveremo sì i "marchi" storici, importanti e conosciuti ma anche e sempre di più rispetto per esempio allo scorso anno quei prodotti targati coop. Quindi garanzia di sicurezza e controlli dei prodotti da parte di chi?
L' immensa liquidità che hanno gli permette di intervenire in settori che nulla hanno a che vedere con quello della distribuzione alimentare. Comprano assicurazioni, banche, entrano a fare parte dell' edilizia delle case "popolari"...
Aggingiamo poi quello che ho sempre scritto, che differenzia lo statuto delle coop dalle altre grandi catene di distribuzione, che è la possibilità di non pagare le tasse per il 70% del fatturato lordo.
Non mi sembra che ci sia la volontà di un vero libero mercato e uguale trattamento e che poi in definitiva siamo sempre noi a mangiare e bere sempre peggio pagando sempre di più in termini economici e di salute.